I Google Glass, gli occhiali per la realtà aumentata di Google, arrivano alla fine del loro travagliato percorso
Nel 2015 Google fu costretta, dall’insuccesso commerciale, a chiudere il suo esperimento Google Glass, occhiali per la realtà aumentata.
Il grande pubblico snobbò la tecnologia – ai tempi considerata poco utile alla vita di tutti i giorni e costosa. Subito dopo l’azienda decise di continuare a sviluppare gli occhiali, ma solo per il mercato business e degli sviluppatori.
“I wearables sono oggi una delle aree più avvincenti dello sviluppo tecnologico – scriveva Google – […] Come parte di questa transizione chiuderemo l’Explorer Program per concentrarci sul futuro. Il 19 gennaio sarà l’ultimo giorno in cui si potranno prendere gli occhiali Glass Explorer Edition. Nel frattempo continueremo a costruire la prossima versione”.
“Ripartire da capo è la cosa giusta da fare perché pochi early adopters ancora usano i Google Glass, ma è prematuro bollare gli occhiali smart come un fallimento. I Google Glass hanno rappresentato un primo ambizioso tentativo di creare una tecnologia indossabile che i consumatori ancora non capiscono a pieno e su cui non sono disposti, per la maggior parte, a investire molto“, ha fatto sapere invece al tempo Carolina Milanesi, analista di Kantar Worldpanel, sul Financial Times.
Nel 2020 sono arrivati i Google Glass Enterprise Edition 2, che non erano disponibili nei negozi, ma che Google vendeva – e vende tuttora – solo tramite dei provider autorizzati e solo alle imprese.
Ora non solo il dispositivo – che costa quasi mille dollari – non verrà prodotto, ma il 15 settembre prossimo non verrà più supportato e non verranno più pubblicati aggiornamenti. I Google Glass continueranno a funzionare dopo quella data, ma molto probabilmente perderanno il supporto delle app e quindi saranno sostanzialmente inutili.
Il motivo va ricercato sicuramente in un insuccesso di vendite, ma anche nella tecnologia acerba che non è stata sufficientemente supportata da Google. Se è vero che la realtà aumentata e mista è al momento appannaggio del mondo del lavoro, con i visori di Meta e Magic Leap che seguono esattamente questo trend, in futuro VR, AR e realtà mista potrebbero diventare la nuova frontiera dell’elettronica di consumo. Per ora, questo futuro non include più i Google Glass.
Tra gli ultimi flop ricordiamo Stadia, la piattaforma di cloud gaming che ha spento definitivamente i motori lo scorso 23 gennaio. La società di Mountain View ha assicurato rimborsi per tutti gli acquisti di hardware effettuati attraverso lo shop online, che non dovranno essere restituiti. Previsti rientri di denaro anche per le transazioni legate al software – e perciò giochi e componenti aggiuntive – acquistati sempre nel sito ufficiale.
Come dimenticare poi Google +, che ha quasi messo a rischio i dati personali di mezzo milione di utenti. Gli iscritti erano tra i 2 e i 3 miliardi, ma quelli attivi erano molti meno: 540 milioni nel 2014, 440 milioni due anni dopo. La copia brutta di Facebook ha cessato di esistere nel 2018. Nessun altro prodotto (come Gmail, Google Foto, Google Drive o YouTube) è stato però disattivato nell’ambito della chiusura della versione consumer di Google+.
“Data la difficoltà di creare e mantenere un prodotto in grado di soddisfare le aspettative dei nostri consumatori, abbiamo deciso di chiudere la versione consumer di Google+. Concentreremo i nostri sforzi sulle aziende, per le quali lanceremo nuove funzionalità specificamente progettate”, riporta la pagina FAQ di Google.
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