Che cos’è un esopianeta? In che modo può assomigliare alla terra? Andiamo a scoprire i pianeti della galassia in cui potrebbe esserci vita
Quante volte la scienza – che è pur sempre fatta di comuni mortali – si è chiesta se c’è vita nello spazio, oltre a quella che viviamo noi sulla Terra? La risposta è sicuramente: molte. Ma soprattutto, la risposta alla domanda da un milione di dollari è che ancora non ne abbiamo la prova schiacciante.
Quello che però sappiamo per certo è che esistono tanti pianeti incredibilmente simili al nostro nel vasto universo – quindi al di fuori del nostro sistema solare – alcuni talmente simili da farci chiedere se qualcuno o qualcosa, là sopra, si stia facendo la stessa domanda con cui noi abbiamo cominciato questo articolo.
Andiamo quindi alla scoperta dei pianeti “gemelli” della Terra.
Partiamo dalle definizioni: un esopianeta, o un pianeta extrasolare – non è altro che un pianeta non appartenente al sistema solare, orbitante quindi attorno a una stella diversa dal Sole.
Sono oltre 4.000 gli esopianeti scoperti dalla scienza dal 1995 ad oggi, secondoquanto riporta la pagina Exoplanet Exploration della NASA. Più della metà di queste scoperte sono state realizzate grazie al telescopio spaziale Kepler, ed è per questo che a molti dei corpi rivelati dallo strumento è stato dato un nome che inizia con quello dell’astronomo luterano tedesco del 1600, seguito poi da sigle identificative diverse.
Il telescopio venne lanciato nel 2009 in una missione per determinare quanto fossero comuni i pianeti simili alla Terra in tutta la Via Lattea, e le scoperte furono esaltanti, tanto quanto attese da tempo. Scoprire la prima vera “Terra aliena” era un sogno di lunga data degli astronomi, e a partire da quella missione, fino alle recenti scoperte di esopianeti, è stato dimostrato che piccoli mondi rocciosi come il nostro abbondano nella galassia.
Per qualificarsi come potenzialmente ”adatto alla vita”, un pianeta deve essere relativamente piccolo (e quindi roccioso) e orbitare nella zona abitabile, ovvero in un’area che consente all’acqua di esistere in forma liquida in superficie.
Tra le migliaia di pianeti extrasolari individuati finora ce ne sono senz’altro di potenzialmente abitabili, simili al nostro per massa, dimensioni e distanza dalla loro stella.
Ma per comprendere al meglio quali tra questi possa ricevere a pieno diritto il titolo di “gemello terrestre” esiste un sistema ben preciso, che prende il nome di Indice di Similarità Terrestre (Earth Similarity Index, riuassunto come ESI). Questo serve a valutare l’abitabilità di un pianeta in base a parametri come raggio, densità, temperatura e velocità di fuga (ossia la velocità minima necessaria ad allontanarsi dalla superficie) del pianeta in questione.
L’indice presenta una scala che va da 0 a 1, dove 1 è il valore della Terra. Un pianeta che riesce ad ottenere, in base ai parametri elencati, dallo 0,8 in su può identificare e chiamare come “terrestre”. Per fare due esempi estremamente noti: Marte, il quarto pianeta del nostro Sistema Solare, si attesta sullo 0,64, e Venere, la seconda, quello prima del nostro, è a 0,78.
Ecco alcuni pianeti scoperti finora con ESI più alto.
Nel 2015 è stato scoperto un sistema solare, chiamato TRAPPIST-1, con 7 pianeti tutti rocciosi, tutti molto simili alla Terra, di cui ben 3 localizzati nella cosiddetta fascia di abitabilità. Pur non essendo l’unica scoperta esaltante in materia, l’identificazione dei 7 esopianeti nell’orbita di TRAPPIST-1 è tra le più importanti finora realizzate.
Tutti i pianeti di questo sistema solare, chiamati rispettivamente Trappist-1 b, c, d, e, f, g, h (proseguendo dal più vicino al più lontano), presentano un indice ESI che va da 0,45 a 0,90 e hanno dimensioni estremamente simili a quelle del nostro pianeta.
La possibile composizione, le orbite e le dimensioni sono state desunte dalle variazioni di luminosità della stella attorno a cui girano gli esopianeti, causate dal loro passaggio tra noi e la stella stessa. Trappist-1 c, d, f ricevono quantità di energia vicine a quelle che arrivano, rispettivamente, su Venere, Terra e Marte, i primi tre pianeti del nostro sistema.
Tutti e sette potrebbero potenzialmente avere acqua allo stato liquido in superficie, anche se per alcuni la probabilità sembra più elevata: “e”, “f” e “g”, per esempio, sembrano avere tutte le carte in regola per mantenere questa condizione – l’acqua liquida – che secondo molti scienziati una delle condizioni indispensabili per un eventuale sviluppo di forme di vita.
A soli 22 anni luce da noi è stato scoperto Gliese 667Cc, un pianeta che è stato stimato essere almeno 4,5 volte più massiccio della Terra. Esso completa un’orbita intorno alla sua stella ospite in soli 28 giorni, ma la stella è una nana rossa notevolmente più fredda del sole, perciò si pensa che l’esopianeta si trovi nella zona abitabile. Tuttavia non è escluso che il corpo celeste, scoperto grazie all’Osservatorio europeo meridionale in Cile, potrebbe orbitare troppo vicino alla stella da essere bruciato dai bagliori della nana rossa.
Questo mondo, la cui scoperta è stata annunciata nel 2015, è il primo pianeta di dimensioni simili alla Terra che orbita intorno a una stella delle dimensioni del Sole. Rispettivamente, queste ultime sono molto simili: Kepler-452b è il 60% più grande della Terra e la sua stella madre (Kepler-452) è il 10% più grande del Sole.
L’esopianeta orbita nella zona abitabile, e gli scopritori credono che Kepler-452b abbia “notevoli possibilità” di vita. Infine, l’esopianeta impiega solo 20 giorni in più per orbitare attorno alla sua stella rispetto alla Terra.
Ad oggi, di tutti gli esopianeti che sono stati trovati dal telescopio spaziale Kepler, questo mondo lontano è il più simile alla nostra Terra per dimensioni, quantità di luce naturale e temperatura superficiale stimata.
Kepler-1649c – rilevato per la prima volta nel 2020 – è un mondo roccioso, il suo raggio è infatti 1,02 volte quello del nostro pianeta e impiega 19,5 giorni terrestri per orbitare nella zona abitabile della sua stella Kepler-1649, una nana rossa situata a trecento anni luce da noi nella costellazione del Cigno.
Ci sono studi che dimostrano che la sua superficie potrebbe contenere acqua liquida. E la permanenza nella zona abitabile, più la presenza di acqua allo stato liquido è una accoppiata vincente per poter definire life-friendly un pianeta.
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