“Ciao” è forse una delle parole che pronunciamo più spesso, nonché il saluto italiano per eccellenza, ma qual è la sua origine? Scopriamolo insieme
Uno dei saluti italiani più conosciuti in tutto il mondo è il saluto informale noto come Ciao, ma vi siete mai chiesti quale sia il suo significato originario e da dove arrivi il termine?
La nascita del saluto informale Ciao conosciuto in tutto il mondo
Lo si usa principalmente sia tra amici che in famiglia, sia quando arriviamo o quando dobbiamo congedarci, e per rispondere alla domanda soprastante dobbiamo andare in area veneta, in particolare nel territorio veneziano, dove sembrerebbe che qui, a partire dal XV secolo ci si cominciò a salutare con la parola schiavo – s’ciavo nella pronuncia veneziana -, inteso nei significato di sono vostro schiavo e, cioè, di sono al vostro servizio.
L’espressione schiavo vostro o servo vostro, comune secoli fa, si ritrova nelle commedie di Goldoni (1707-1793) e nella formula germanica di cortesia servus, che significa la medesima cosa. In origine questo termine rappresentava il modo comune di un servitore di salutare e mostrare rispetto per il suo padrone.
Non è rara come situazione, poiché ad esempio esempio oggi, nella Germania meridionale ci si può salutare in maniera formale dicendo servus – la parola latina che significa schiavo -.
Inoltre il saluto ciao non è utilizzato solo in Italia, ma anche in altre parti d’Europa e del mondo in varie forme e con differenti pronunce, come il chao in Spagna e il tchau in Portogallo.
Ma ritornando al ciao e alla sua origine made in Venezia, si può dire che con il passare del tempo e con il mutare continuo della lingua italiana, s’ciavo si contrasse in s’ciao e quindi in ciao, e il suo uso si estese progressivamente, all’inizio principalmente nel nord Italia, poi a tutta la penisola – anche se non mancano alcune variazioni e mutazioni locali -.
Se si fa un passo indietro possiamo trovare l’origine della parola schiavo, da cui è derivato ciao: l’etimologia è dal latino medievale sclavu(m)/slavu(m), cioè prigioniero di guerra slavo. In definitiva quindi si può dire con un po’ di approssimazione che ciao abbia origini dalla parola slavo.
Il saluto fu solo alla fine del XIX secolo che iniziò a diffondersi in tutto il nord Italia, portando così anche la perdita del suo umiliante sfondo iniziale.
Il primo utilizzo del ciao nella cultura popolare è da riscontrare nel romanzo italiano Eros, pubblicato nel 1874 dallo scrittore siciliano Giovanni Verga dove, nel capitolo 20, emerge nella riga iniziale di una conversazione mentre una giovane donna saluta il protagonista principale, Alberto, con un Ciao!, secondo La Gazzetta Italiana.
Durante la seconda guerra mondiale, ciao è stato usato nella canzone Bella Ciao, ora conosciuta come un inno antifascista in tutto il mondo. È stato cantato tra i manifestanti anti-Brexit in Inghilterra ai manifestanti pro-catalani in Spagna.
Anche a livello internazionale, tale saluto è conosciuto, grazie ad Ernest Hemmingway che usò ciao nel suo libro del 1929, Addio alle armi, ambientato in Italia.
Altri suggeriscono che furono le ondate di immigrazione durante la prima e la seconda guerra mondiale che portarono Ciao a essere usato tra persone di lingua inglese e non inglese.
Ma indipendentemente da come questo saluto italiano è diventato popolare nel mondo internazionale, turisti, gente del posto ed espatriati possono ritrovarsi a dire usando questo saluto amichevole tra i loro amici e familiari.