La crittografia è antica quasi quanto la nostra civiltà e ha prodotto messaggi talvolta indecifrabili, scopriamo insieme quali sono
Di metodi per provare a nascondere, cifrare un messaggio, rendendolo oscuro per chi non conoscesse la regola, come il rudimentale alfabeto farfallino, è sempre stata una necessità: fin dai tempi dell’Antico Egitto infatti circolavamo messaggi cifrati, seppur molto semplici.
Nel corso dei secoli il desiderio di celare il significato di un messaggio si riscontra anche in ambiti diversi, dalla guerra all’amore, passando per la criminalità. Non stupisce quindi che Giulio Cesare fosse solito cifrare i propri messaggi, così come Che Guevara, che utilizzava un metodo sofisticato. Infine anche Bernardo Provenzano, durante la sua lunga latitanza, creava pizzini cifrati.
Crittografia, la storia e i messaggi più difficili da decifrare
Il più antico codice segreto che si conosca è però contenuto all’interno della Bibbia ed è noto come Atbash: un semplice cifrario in cui la prima lettera dell’alfabeto ebraico (Aleph) viene sostituita con l’ultima (Taw), la seconda (Beth) con la penultima (Shin) e così via. Il termine Atbash deriva appunto dall’unione di queste quattro lettere.
Un altro esempio di cifrario antico è il cosidetto cifrario di Cesare, il quale prende il nome proprio da Giulio Cesare: pare infatti che il grande generale romano lo usasse per proteggere le proprie comunicazioni private.
Venendo ai giorni nostri, il codice segreto più famoso della storia moderna è purtroppo legato a una delle sue pagine più buie: si tratta infatti del celebre codice Enigma, usato dai nazisti per criptare le proprie comunicazioni durante la Seconda guerra mondiale.
Fortunatamente, grazie agli sforzi dell’intelligence polacca prima e inglese poi, gli Alleati riuscirono a trovare la chiave per decifrare le comunicazioni dell’esercito tedesco.
“La crittografia è antica quasi quanto la civiltà umana” – ci racconta Stefano Leonesi docente universitario a Camerino e autore de La matematica di James Bond, alla scoperta della crittografia – “Si tratta di un insieme di tecniche per camuffare il significato di un messaggio. Insieme alla crittoanalisi, che ha lo scopo di decifrare i messaggi pur in assenza della chiave, fa parte della crittologia “.
Esistono molti cifrari, ovvero metodi di cifratura, che sono più o meno sofisticati: “Quello di Provenzano era piuttosto rudimentale, mentre quello utilizzato da Che Guevara è forse l’unico realmente sicuro, il cifrario di Vernam”.
Per esempio, un modo per cammuffare un messaggio è quello di ricorrere alla sostituzione alfabetica: a ogni lettera di partenza corrisponde un’altra lettera o numero o simbolo nel messaggio in arrivo. Con un’analisi delle frequenze dei simboli si riesce, in modo relativamente agile, a decrittare il messaggio, soprattutto se questo è abbastanza esteso.
Ma alcuni messaggi crittografati celano tecniche esponenzialmente più complesse. In alcuni casi, tanto da lasciare i messaggi parzialmente o del tutto indecifrati.
Il manoscritto Voynich è il volume crittografato che ancora oggi risulta indecifrabile
Un caso emblematico è quello del manoscritto Voynich, che recentemente Bompiani ha pubblicato in una nuova edizione: si tratta di un intero volume con cui si sono confrontati senza successo linguisti, filologi, criptologi e persino software di intelligenza artificiale, ma niente da fare.
Questo codice della prima metà del XV secolo presenta caratteri indecifrabili oltre a molte illustrazioni bizzarre e apparentemente prive di significato.
Uno dei tentativi più promettenti in questo senso risale al 2016, quando un team di ricercatori canadesi aveva annunciato di aver scoperto, grazie a un software di intelligenza artificiale opportunamente addestrato, che la misteriosa lingua fosse in realtà l’ebraico. Peccato che, una volta traslitterato, il testo avesse ben poco senso.
È solo dell’anno scorso invece la notizia dell’identificazione della lingua di Voynich con il fantomatico idioma protoromanzo, tesi prontamente smentita da più parti.