Secondo gli esperti dagli escrementi dei bacini acquaponici è possibile produrre un fertilizzante naturale che sostituirebbe i prodotti chimici
Secondo gli esperti sono i pesci, o meglio, i loro escrementi, a rappresentare la soluzione per sostituire i prodotti chimici in agricoltura e, altrettanto importante, ridurre le importazioni da Russia e Bielorussia. Parlando proprio di importazioni, nel 2021 l’Italia ha importato 65 milioni di euro di fertilizzanti dalla Russia, 20 milioni dalla Bielorussia e 55 milioni dall’Ucraina.
I pesci d’acqua dolce allevati nei bacini acquaponici artificiali, in genere carpe koi o tilapie, producono sostanze di scarto e ammoniaca sotto forma di escrementi in base alla tipologia di mangimi e alla densità di popolazione della specie.
L’acqua contaminata dal materiale organico prodotto dai pesci viene successivamente prelevata dalle vasche con una pompa e condotta verso un filtro, che ospita dei batteri in grado di scindere le molecole di ammoniaca in nitriti e nitrati, ovvero l’azoto che è il nutriente principale per la coltivazione delle piante.
Una volta passata attraverso il filtro, l’acqua, ricca di nutrienti, viene portata alle piante per irrigarle dall’alto verso il basso, in modo da permettere alle radici di assorbire i nutrienti necessari e, contemporaneamente, di purificare l’acqua in eccesso che, una volta finito il processo, tornerà nelle vasche dei pesci permettendone la crescita.
Thomas Marino, co-founder di “The Circle”, la più estesa azienda agricola di acquaponica d’Europa, in un’intervista all’AGI ha dichiarato: “Le nuove tecnologie come l’acquaponica vanno inserite in un piano di sviluppo su un orizzonte temporale di 3-5 anni che porti il paese a una nuova dimensione di autosufficienza alimentare ed energetica”. Dai risultati degli studi condotti sull’azienda è emerso che l’utilizzo dei pesci in agricoltura consente il risparmio di 135 litri di acqua per kg di prodotto, di 33 mila kg/anno di CO2 non immessa in atmosfera e la riduzione di oltre il 90% di immissioni inquinanti con un abbattimento, inoltre, del lavoro usurante per l’operatore agricolo.
“L’acquaponica”, ha proseguito Marino, “rappresenta a oggi una delle risposte più interessati alla necessità di produrre più cibo in meno spazio, in maniera più sostenibile. I pesci sono sicuramente un’alternativa come fonte di approvvigionamento di azoto se inseriti in un’ottica di produzione integrata e funzionale alla produzione di specie vegetali di altissima qualità e valori nutrizionali. Da soli a oggi non possono essere un’alternativa in grado di coprire tutto il fabbisogno di concimi che arriva dall’estero, proprio perchè devono essere integrati in un sistema tecnologico e funzionale che miri alla produzione di cibo all’interno di sistemi di produzione tecnologici e innovativi”.
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