I gechi sono piccoli rettili dalle origini molto antiche: scopriamo insieme alcune curiosità su questi sauri porta fortuna
I gechi sono piccoli rettili squamati che appartengono alla famiglia Gekkonida e trovano la loro diffusione dalle aree rurali alle zone urbane.
Sono i cugini lontani della lucertola e sono famosi per i loro bellissimi colori e perché sono in grado di mimetizzarsi con l’ambiente che li circonda. Al contrario dei falsi miti che li circondano, non sono velenosi e non fanno male alle donne incinte.
Durante l’estate spesso è possibile vederli sui muri delle case, soprattutto di notte, e la loro presenza è gradita in quanto contribuiscono a mantenere sotto controllo la popolazione di insetti come mosche e zanzare.
Al mondo esistono quasi 2000 specie di gechi, suddivise in 7 famiglie e 124 generi, testimoniando la loro diversità in termini di adattamenti e stili di vita. Ecco le curiosità su questo animale che probabilmente non conosci!
Iniziamo con il dire che i gechi sono animali antichi: risalgono a oltre 200 milioni di anni fa, come dimostrato dai fossili rinvenuti in varie parti del mondo durante l’era mesozoica, nel tardo Giurassico e nel Cretaceo.
Pur essendo molto simili alle lucertole, i gechi appartengono al gruppo dei sauri, mentre i serpenti, anch’essi squamati, rientrano nel gruppo degli ofidi. Tuttavia, presentano spesso caratteristiche intermedie tra i due gruppi.
La maggior parte dei gechi ha palpebre sempre chiuse, rigide e trasparenti, simili a quelle dei serpenti. Un’eccezione sono i gechi della famiglia Eublefaridae, come il geco leopardino (Eublepharis macularius), che possiedono vere e proprie palpebre mobili.
I gechi della famiglia dei pigopodidi si distinguono per l’assenza di arti, simile ai serpenti: questo gruppo rappresenta una delle principali specie di rettili notturni.
Hanno sviluppato adattamenti significativi per la vita in condizioni di scarsa luce e basse temperature, come l’emissione di vocalizzazioni, un olfatto specializzato e una sensibilità visiva notevole.
I loro occhi sono grandi e le loro pupille possono dilatarsi e restringersi notevolmente, consentendo loro di discriminare i colori anche di notte, grazie alla presenza di recettori conosciuti come coni, che sono più grandi e più sensibili alla luce rispetto agli animali diurni.
Molti gechi presentano speciali lamelle adesive sotto le dita, che consentono loro di rimanere attaccati alle superfici. Tuttavia, ci sono eccezioni a questa caratteristica: ad esempio, i carfodattilidi ed eublefaridi non possiedono polpastrelli adesivi.
Come le loro cugine lucertole, i gechi possono autotomizzare la loro coda, ovvero che possono auto-sezionarla per sfuggire a un predatore.
Questo comportamento, noto come autonomia della coda, non è presente in tutte le specie di gechi. Ad esempio, gechi come lo Stenodactylus petrii, che vive nelle dune di sabbia dei territori mediorientali, e lo Stenodactylus doriae, che si trova sulle spiagge sabbiose di Paesi come gli Emirati Arabi e la Giordania, non sono in grado di autotomizzare la loro coda.
Altra curiosità è che gli occhi dei gechi notturni sono in grado di percepire la luce ultravioletta, oltre che luce nei toni del blu e del verde.
Per quanto riguarda le strategie di riproduzione e lo sviluppo embrionale, variano tra le diverse specie: alcune famiglie, come i Gekkonidae, i Phyllodactylidae e i Sphaerodactylidae, depongono uova calcaree simili a quelle degli uccelli.
Altre, come i Diplodactylidae, gli Eublepharidae, i Carphodactylidae e i Pygopodidae depongono uova con guscio di pergamena, più simili a quelle di altri rettili. Alcuni membri dei diplodattilidi, infine, sono vivipari, con lo sviluppo e la crescita dell’embrione che avviene all’interno dell’organismo materno.
Un’altra curiosità è che sono gli unici rettili a emettere un verso che non è il comune sibilo. Infine alcune specie si generano per partenogenesi, ovvero le femmine sono capaci di riprodursi senza accoppiarsi con il maschio.
Forse non tutti sanno che riescono ad attaccarsi e staccarsi in qualsiasi superficie senza la necessità di usare secrezioni adesive. Dove sta il segreto? Nella forza di Van der Waals, dal nome dello scienziato tedesco che l’ha identificata per primo.
In pratica è un’attrazione che si verifica tra le molecole, il geco ha dei minuscoli peli delle zampe: una singola zampa può sostenere un peso pari a 20 volte quello del geco. I peli sono in tutto 2milioni, immaginate quindi perché possono zampettare facilmente da un soffitto all’altro.
Questi rettili possono resistere a una forza di trazione pari al peso di circa 2 kg il che consente loro di aggrapparsi a una foglia dopo una caduta toccandola con una sola zampa.
Infine, la pelle dei gechi è generalmente morbida, idrorepellene e ricoperta da piccoli tubercoli. Tuttavia, i gechi del genere Geckolepis, che si trovano dall’arcipelago delle isole Comore al Madagascar, hanno squame più grandi, simili a piastre, che possono essere sheddate come meccanismo di difesa contro i predatori.
Secondo la tradizione degli indigeni australiani e neozelandesi il geco rappresenta il valore dell’adattabilità, perché è un animale che sopravvive alle difficoltà, come si suol dire si adatta ad ogni situazione.
E’ un rettile tenace e tranquillo a cui gli aborigeni polinesiani attribuiscono poteri soprannaturali e lo guardano con un senso di timore e reverenza. Esattamente come le tartarughe, i gechi sono considerati animali che fanno da tramite tra il mondo dei vivi e quello dei morti, silenziose sentinelle del passato.
Nelle Filippine e in Thailandia, dove vive il geco Tokai si narra che se alla nascita di un bambino viene udito il canto del Tokai il nascituro avrà una vita lunga e felice.
La simbologia del geco è sempre una simbologia dalla carica positiva, qualsiasi sia il tipo di cultura presa in considerazione, anche se una antica credenza popolare vuole che se si vede un geco ridere allora è un presagio di malattia o di sfortuna.
Avere un geco in casa è considerato di buon auspicio in molti Paesi: la nomea di portafortuna probabilmente affonda le sue radici nel fatto che questi animaletti discreti e silenziosi provvedono a ripulire la casa da tutti quegli insetti fastidiosi come le zanzare e le mosche spesso difficili da scacciare.
Ma il geco è purtroppo vittima di tanti falsi miti da sfatare: ad esempio si narra che, nel caso in cui un geco cammini sulla pancia di una donna incinta, ne causi l’aborto o se cammina anche solo su di una parte scoperta del corpo, ne causi la necrosi quasi immediata.
Pare anche che in alcune zone questi piccoli rettili siano considerati velenosi, cosa assolutamente non vera. In molte zone di Italia c’è anche la credenza che i gechi siano portatori di sfortuna e che vadano quindi uccisi o almeno allontanati dalla propria casa.
Mentre il geco in casa è un prezioso alleato poiché, come detto precedentemente, è predatore di zanzare, mosche, falene e moscerini, quindi non andrebbe mai cacciato.
Sul web si leggono fantasiosi modi per tenere lontani i gechi: noi li sconsigliamo tutti. Ci sembrano metodi che non rispettano per nulla il benessere di questo simpatico rettile.
C’è, ad esempio, chi consiglia di tenerli lontani mettendo dei gusci d’uovo per terra (non osiamo immaginare che spettacolo in casa e che odore…), chi addirittura la naftalina, chi dà ricette di veleno fai da te con caffè e tabacco e ancora chi consiglia di riempire la casa di aglio e cipolla.
Non ne vediamo il motivo visto che non dobbiamo tenere lontano un drago feroce, ma se proprio siamo disturbati dal geco, catturiamolo con un retino e liberiamolo immediatamente all’esterno, con tutta la delicatezza del caso.
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