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Curiosità

Giornata internazionale dei popoli indigeni, 20 curiosità tutte da scoprire

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Marco Garghentino

In occasione della Giornata internazionale dei popoli indigeni, scopriamo 20 curiosità su alcune delle tribù più particolari che popolano la Terra. Segni distintivi di culture diverse dalla nostra, ma dal fascino unico

 

Oggi, 9 agosto 2023, è la Giornata internazionale dei popoli indigeni e quale miglior modo per celebrarla se non andando alla scoperta di qualche curiosità particolare che riguarda alcune delle popolazioni più singolari che abitano il Globo?

Un mix di culture davvero affascinanti e tratti peculiari di tribù dalla storia antica e che ancora oggi manifestano un fortissimo radicamento con la propria terra d’origine.

Nel dettaglio, come ricordato dal Consiglio dell’Unione Europea, quest’anno la ricorrenza è dedicata soprattutto ai “giovani indigeni quali artefici del cambiamento per l’autodeterminazione”.

Ecco, allora, qualche curiosità utile ad avvicinarsi a mondi geograficamente distanti dall’Italia, ma che meritano di essere conosciuti.

Venti curiosità su tribù indigene nel Mondo

1. Esistono tribù nel Mondo, come quella dei Cuiva in Colombia e Venezuela, alle quali basta una ventina di ore di lavoro a settimana per riuscire a procurarsi tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere. Il resto del tempo lo trascorrono insieme alle proprie famiglie, passando svariate ore a riposo su amache giganti.

2. Per trovare la pace e alimentarla all’interno del proprio gruppo, secondo i Piaroa del Venezuela bisogna accantonare i concetti di proprietà, competizione, avidità e vanita, ripudiando anche la violenza. Questo popolo crede fortemente nell’importanza di dare pari dignità a donne e uomini e nel non punire mai fisicamente i bambini.

3. Anche per gli Hadza della Tanzania il concetto di uguaglianza è fondamentale, tanto che essi non hanno dei leader ufficiali. Credono che chi possiede dei beni personali che non servono nell’immediato debba condividerli con gli altri, così da distribuire a tutti il benessere.

Immagine | Unsplash @KenKahiri – Socialboost.it

4. I cacciatori Yanomami cedono sempre a qualcun altro il bottino ottenuto durante la caccia, cibandosi così solamente di ciò che gli altri cacciatori donano loro. Tutti mangiano quindi qualcosa catturato da qualcun altro, compiendo un insieme di gesti che rinforzano lo spirito comunitario e la coesione del gruppo.

5. I Baka dell’Africa centrale utilizzano oltre 15 parole diverse per indicare l’elefante. Ognuna viene scelta in base all’età, al sesso e al carattere dell’animale. Non solo. Credono pure che gli antenati dei pachidermi ancora in vita camminino nella foresta insieme ai propri discendenti.

6. La foresta pluviale amazzonica è popolata da circa 100 tribù incontattate, le quali vivono in totale simbiosi con l’ambiente che le circonda. Per questo, hanno sviluppato moltissime conoscenze zoologiche e botaniche.

7. Gli Orang Rimba dell’Indonesia piantano il cordone ombelicale di un bambino appena nato sotto un albero sentubung. Ciò serve a creare un legame sacro tra il nascituro e quello stesso albero. Legame che durerà, poi, per tutta la vita. Ecco spiegato perché, per questa popolazione, tagliare un albero alla nascita equivale a un omicidio.

8. I Soliga raccolgono il miele dai rami più alti degli alberi, tenendone una parte per sé e lasciandone una parte sul terreno, così che le tigri lo possano mangiare. Essi considerano, infatti, questo animale come parte integrante della propria famiglia e compiono questa azione in quanto le tigri non possono arrampicarsi sugli alberi per raccogliere il miele in autonomia.

9. Per i Baiga dell’India, passare l’aratro in un campo equivale a graffiare il petto di Madre Terra. Secondo loro, Dio ha creato la foresta per donare agli uomini tutto ciò di cui necessitano e ai Baiga la saggezza per trovarlo.

10. Gli Arhuaco della Sierra Nevada colombiana nutrono un sentimento di forte responsabilità nei confronti della Terra. Per loro, mantenere il Pianeta in armonia è un loro compito. Ecco perché considerano le carestie e la siccità come delle conseguenze derivanti dal fallimento umano.

11. Tra i Chambri della Papua Nuova Guinea, il compito di mantenere la famiglia spetta alle donne. Esse si occupano della pesca e portano, poi, il pesce in esubero nelle colline circostanti, dove lo commerciano con altre tribù autoctone. Nella vita dei Chambri nessun sesso è dominante.

12. Nei Bayaka, i papà trascorrono mezza giornata con i propri figli, offrendo loro addirittura un capezzolo da ciucciare nel caso in cui il bimbo pianga e la madre (o un’altra donna) non sia disponibile. Solitamente durante la notte cantano delle canzoni ai neonati, così da farli addormentare.

Immagine | Unsplash @IvesIves – Socialboost.it

13. Gli Zo’è dell’Amazzonia sono poligami. Sia gli uomini che le donne possono avere più di un partner. Anche presso questa popolazione non esistono dei leader, ma tutti sono uguali e indossano il caratteristico ‘m’berpòt, un lungo bastone di legno leggero infilato nel labbro inferiore.

14. Tra i Nativi Americani sono presenti molte società per cui in natura esistono tre generi. Oltre al maschile e al femminile, il terzo genere è detto “due spiriti” ed è considerato benedetto per il suo punto di vista straordinario, in grado di comprendere contemporaneamente la prospettiva maschile e femminile.

15. Per li Awà dell’Amazzonia brasiliana la parità di genere è un aspetto normale e consolidato. Le donne di questa tribù partecipano, infatti, alle battute di caccia insieme agli uomini e possono anche avere diversi mariti.

16. Le donne Emberà della Colombia camminano liberamente mostrando il seno, mentre tengono sempre coperti i lati delle cosce. Per loro è, infatti, più importante nascondere questa parte del corpo.

17. Ogni anno, passata la stagione delle piogge, i Wodaabe della Nigeria settentrionale danno vita a un concorso di bellezza riservato agli uomini. Essi si truccano e indossano i loro abiti e gioielli migliori, sfilando poi davanti alle donne.

18. I Penan del Sarawak utilizzano una chimica davvero ingegnosa per pescare in maniera sostenibile. Lo fanno usando le tossine delle piante quale stordente per i pesci. Questo li aiuta a portare l’animale in superficie, dove poi prendono solo le prede desiderate, lasciando liberi i pesci più piccoli. In questo modo, i pesci lasciati in acqua hanno la possibilità di riprendersi dallo stordimento momentaneo e continuare la propria vita, garantendo il prosperare della riserva.

19. Quando si rompono un arto, i Chenchu del sud-est dell’India utilizzano uno speciale favo per creare dei calchi. Oltre a questo, non raccolgono mai il miele durante le piogge, poiché altrimenti per le api sarebbe difficile costruirsi un nuovo alveare tra le rocce scivolose.

20. Il popolo Dani, che vive nella valle del Baliem, nel Papua Occidentale, si pensa abbia sviluppato l’agricoltura già 9.000 anni fa. Molto prima degli Europei.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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Marco Garghentino

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