Dopo l’enorme successo di “Barbie” Greta Gerwig è all’apice della sua carriera da regista, ma prima è stata tante altre cose
La regista Greta Gerwig è una delle sette donne a essere candidate alla Migliore regia ai premi Oscar da quando esistono: ha scritto e diretto uno dei film in assoluto più discussi e più visti di quest’anno, Barbie, con un budget di 100 milioni di dollari e incassi superiori a 800 milioni di dollari dopo due settimane.
Nonostante abbia diretto fino ad oggi soltanto tre film – Lady Bird (2017), Piccole donne (2019) e Barbie, è una delle registe più apprezzate di Hollywood.
Greta Gerwig prima di essere regista
Greta Gerwig spegne oggi, 4 agosto 2023, quaranta candeline. Nata a Sacramento, città della California che viene raccontata in maniera poco onorevole nel film Lady Bird, inizialmente fu il teatro a catturare il suo interesse.
Se ne appassionò all’università mentre studiava lettere e filosofia in un college per sole donne e fu lì che incominciò a recitare in piccole produzioni indipendenti in teatro e poi nel cinema.
Trovò il suo piccolo spazio nella scena mumblecore, caratterizzata da film a bassissimo budget incentrati sui rapporti personali tra giovani adulti, con sceneggiature improvvisate e attori non professionisti.
Dunque qui l’improvvisazione era centrale e Gerwig ebbe da subito l’opportunità di assumere un ruolo attivo nella costruzione di dialoghi, personaggi e storie, dando un proprio stile alle produzioni a cui partecipava e mettendo le basi per successivi lavori più importanti come sceneggiatrice.
“Era divertente e un po’ goffa. I suoi personaggi erano sexy ma in un modo grezzo, grossolano e realistico – scrive la giornalista Allison P. Davis su Vutlure – Scrivendo o recitando nei film di Joe Swanberg e i fratelli Duplass, Gerwig è diventata l’unica ragazza tra i ragazzi”
In quel periodo la Gerwig recitò in 25 film: il più famoso è il film in bianco e nero Frances Ha (2012), che contribuì a scrivere e in cui interpretava un’aspirante ballerina sull’orlo della povertà che vive con la migliore amica a New York senza una chiara direzione nella vita.
Il ruolo le valse una nomination come Migliore attrice ai Golden Globe e nei suoi ruoli dell’epoca, scrive Davis, Gerwig tendeva a interpretare “donne che si aggrappavano a un’esistenza poco pratica e insostenibile, sia finanziariamente che emotivamente, e sono lentamente costrette a lasciarla alle spalle”.
L’ultimo film in cui ha recitato è stato Rumore bianco, uscito nel 2022 e ispirato al romanzo omonimo di Don DeLillo, diretto da Noah Baumbach.
Oltre ad aver lavorato insieme a numerosi film Gerwig e Baumbach sono una coppia nella vita: si sono conosciuti sul set di Lo stravagante mondo di Greenberg e hanno due figli. Gerwig, che ha 14 anni in meno del compagno, è stata a lungo considerata dalla critica la sua musa ispiratrice.
Un ruolo da cui si è fin da subito voluta emancipare, sottolineando già in un’intervista del 2015 che “ha avuto la fortuna di trovare un collaboratore e un’anima affine, ma non ha bisogno di un uomo, e avrebbe fatto carriera comunque”.
“Ciò che ha sempre distinto Gerwig da tanti suoi contemporanei all’interno del mumblecore è la sensazione che avesse sempre avuto ambizioni al di fuori del movimento”, ha spiegato Darren Mooney su Escapist.
Prima di fare il proprio debutto alla regia, recitò in qualche film più mainstream, come la commedia Amici, amanti e…, To Rome with love di Woody Allen e Jackie di Pablo Lorraín.
La sua principale aspirazione fin dal college era però quella di girare i propri film, e non solo film indipendenti: film “alla Steven Spielberg” che secondo Gerwigh è il massimo esempio di un regista capace di rendere personali film di genere.
I tre film che l’hanno fatta apprezzare a Hollywood
I tre film che ha diretto sono tutti molto diversi tra di loro in termini di genere e ambientazione, ma mantengono comunque evidenti qualità autoriali che permettono agli appassionati di cinema di riconoscere il suo tocco.
“L’opera cinematografica di Gerwig è tenuta insieme dalla sua volontà di interrogarsi sulla femminilità. È nota per la sua dedizione nel raccontare storie di donne con cuore e umorismo, nonché per un intimo stile cinematografico indie” ha scritto Jessica Ford su The Conversation.
Lady Bird (2017) ha avuto un successo eccezionale: candidato all’Oscar in cinque categorie, l’ha resa la quinta donna a essere candidata nella categoria Miglior regia nella storia del prestigioso premio hollywoodiano.
Inserendosi nel filone dei film cosiddetti coming of age, che tradizionalmente si concentrano quasi esclusivamente sui travagli di giovani uomini intenti a capire chi sono, Lady Bird ha fatto una cosa ancora piuttosto rara nel cinema mainstream mettendo al centro i travagli di una giovane donna.
Christine, la protagonista interpretata da Saoirse Ronan (la stessa che farà la protagonista Jo March in Piccole donne), è cresciuta a Sacramento come Gerwig, ma la regista ha detto che le somiglianze con la sua biografia finiscono qui. Al contrario del personaggio, che è testardo, volitivo, eccentrico e alla disperata ricerca di una via di fuga dalla noia dei sobborghi, Gerwig ha raccontato di essere stata una ragazzina mite, concentrata soprattutto sul piacere a tutti.
La novità di Lady Bird è stata quella di rappresentare una storia femminile intima e personale con la stessa serietà e universalità che fino a quel momento erano state riservate prevalentemente a storie maschili.
“Nella maggior parte dei film le ragazze esistono per essere guardate. A volte aiutano un protagonista maschile nella sua realizzazione. A volte muoiono, ma in Lady Bird Gerwig rende Christine il soggetto che compie l’atto di guardare i ragazzi, le case, le riviste, i libri, i vestiti, la città di Sacramento” ha scritto Christine Smallwood sul New York Times.
“Non si può accusare Gerwig di mancanza di serietà: i suoi discorsi sono costellati di riferimenti a George Eliot, Elena Ferrante, Maggie Nelson, Simone Weil, Milton e Kierkegaard. Ma il modo in cui distribuisce la propria empatia ha un innegabile effetto magico. Il risultato è delizioso e un po’ romantico – delizioso, forse, perché è romantico, mostra la vita come dovrebbe essere, o potrebbe essere” continua la Smallwood.
Un approccio molto simile si trova anche nel secondo film, Piccole donne, uscito in Italia nel 2020: trasposizione cinematografica dell’omonimo classico della letteratura di Louisa May Alcott, fu candidato a sei Oscar, vincendone solo uno per i migliori costumi, e svariati altri premi.
Piccole donne condivide con la pellicola precedente, ma anche con Barbie e Frances Ha non solo il fatto di ritrarre con onestà le difficoltà femminili, ma anche la presenza di dialoghi che, da soli, contengono l’essenza del film e che sono al tempo stesso ben scritti e capaci di arrivare a tutti.
Greta Gerwig ha da poco confermato che dirigerà per Netflix almeno due film ambientati nell’universo delle Cronache di Narnia, la serie fantasy di C. S. Lewis. Si è detta spaventata ma ha aggiunto che “quando ho paura è sempre un buon segno”.