Un team di ricercatori ha scoperto dei segni di macellazione sulla tibia fossile di un ominide vissuto in Kenya 1,45 milioni di anni fa
Tra le opere che affrontano il tema del cannibalismo una delle più famose è “Il silenzio degli innocenti”, film del 1991 tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Harris. La pellicola ha avuto un peso enorme nel diffondere la figura del serial killer Hannibal Lecter, interpretato da Anthony Hopkins. Sul piccolo schermo il personaggio è stato poi ripreso da Mads Mikkelsen, che ne ha esaltato delle caratteristiche differenti. Più di recente hanno ottenuto grande risonanza mediatica due produzioni di Netflix riguardante un altro cannibale, stavolta esisto davvero, ossia Jeffrey Dahmer. Il successo della miniserie e del documentario hanno confermato che la figura del cannibale esercita un fascino morboso sulla mente di vari spettatori, che potrebbero risalire a un’epoca lontana e insospettabile.
Da un recente studio, infatti, sono emerse le prove di quello che potrebbe essere stato il primo atto di cannibalismo della storia, risalente a 1,45 milioni di anni fa. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista specializzata Scientific Reports.
Tracce di cannibalismo preistorico
Nello specifico, il team di ricercatori guidato dalla paleontologa Briana Pobiner ha scoperto dei segni di macellazione sulla tibia fossile di un ominide vissuto in Kenya 1,45 milioni di anni fa. Un ritrovamento affascinante, che però non implica necessariamente un atto di cannibalismo: dopotutto la vittima e il suo carnefice avrebbero potuto appartenere a specie diverse.
La coordinatrice dello studio, che lavora presso il museo nazionale di storia naturale dello Smithsonian a Washington, ha dichiarato che “le informazioni che abbiamo a disposizione ci dicono che c’erano ominini che probabilmente mangiavano altri ominini almeno 1,45 milioni di anni fa”. Pobiner si è riferita alla classificazione che definisce ominini il gruppo che comprende gorilla, scimpanzé e umani e che a sua volta fa parte di quello degli ominidi”.
“Ci sono molti altri esempi di specie dell’albero evolutivo umano che si mangiavano a vicenda per nutrirsi, ma questo fossile suggerisce che i parenti della nostra specie si mangiassero per sopravvivere molto prima di quanto pensassimo”, ha aggiunto l’antropologa.
L’ipotesi di Pobiner
Pobiner ha trovato le prove del possibile atto di cannibalismo osservando con una lente d’ingrandimento una tibia fossile conservata nelle collezioni del Museo nazionale di Nairobi in Kenya. Per provare a verificare la sua ipotesi, ha fatto un calco e l’ha inviato per ulteriori analisi al collega Michael Pante della Colorado State University, che ha ricreato in 3D gli 11 segni incisi sull’osso e li ha confrontati con un database contenenti quasi 900 segni associati ai denti di varie specie animali, macellazione e calpestamento. Dai risultati ottenuti è emerso che nove delle “tracce” sono state lasciate da due strumenti di pietra, mentre le altre due potrebbero essere riconducibili ai denti di un grosso felino.
Sembra quindi confermata la macellazione della carne del malcapitato, ma non la sua eventuale ingestione da parte di un suo simile. Pobiner ritiene però che il cannibalismo resti la spiegazione più plausibile. “Questi tagli sono molto simili a quelli che ho visto su animali fossili macellati per il consumo: sembra molto probabile che la carne prelevata da questa gamba sia stata mangiata a scopo alimentare anziché rituale”, ha osservato.