Come spesso accade in termini gastronomici, l’Italia guarda con sdegno agli Usa e alle loro abitudini culinarie, ma la pizza rappresenta una tradizione anche Oltreoceano.
La pizza è uno dei piatti più amati al mondo. Una diffusione globale che non sempre piace agli italiani, spesso gelosi delle proprie tradizioni e abituati a guardare con diffidenza, per non dire con sdegno, le abitudini alimentari e le tradizioni gastronomiche altrui. Il mondo, però, è bello proprio perché vario e un piatto simbolo del made in Italy e dell’italianità come la pizza è diventato, possiamo dirlo senza paura di smentita, una tradizione anche Oltreoceano. Negli Stati Uniti, infatti, la pizza è considerata un patrimonio gastronomico e, proprio come accade in Italia, molte città hanno il loro modo di prepararla, che, come dicevamo, fa storcere il naso nel Belpaese. E, fatto ancora più curioso, le catene di pizza più famose al mondo non sono italiane, bensì a stelle e strisce. Basti pensare a Domino’s o Pizza Hut.
È, quindi, il momento di una domanda: pizza italiana o pizza americana? Le differenze ci sono, scopriamole insieme.
Quali sono le differenze tra pizza italiana e americana? In primis l’impasto. Nella pizza tradizionale napoletana, per esempio, deve essere preparato solo con acqua, farina, lievito e sale, senza l’aggiunta di olio o zucchero. Negli Usa, invece, presenta spesso olio vegetale o grasso alimentare mescolato all’impasto. Si tratta di un’aggiunta non comune nella tradizione italiana e può variare da una piccola quantità negli impasti relativamente magri, com’è tradizione a New York, a una grande quantità di grassi in alcune ricette, come ad esempio negli impasti della pizza tipica di Chicago.
Anche la farina è una differenza notevole. La pizza americana, infatti, è spesso realizzata con una farina molto ricca di glutine (spesso 13–14% di proteine) del tipo usato anche per fare i bagel, cosa che non accade, invece, in quella italiana. Il risultato è che, negli Stati Uniti, spesso la pizza è più soffice, quasi fosse una “focaccia condita”. Un altro aspetto curioso è poi legato alle dimensioni e alla loro differenza culturale. In Italia, infatti, la pizza viene concepita come un piatto per una persona. Negli Usa, di contro, è un alimento da condividere. Il risultato è che, se la napoletana ha un diametro di circa 30 centimetri, quella americana può essere spesso anche il doppio.
Una dimostrazione, invece, di come le cose cambino sono gli ingredienti. La tradizione vuole che la pizza italiana sia composta da ingredienti semplici, ma di alta qualità: passata di pomodoro, mozzarella, basilico e un filo d’olio. Di contro, la pizza americana è più libera e il disco di pasta può ospitare pressoché qualsiasi cosa. Ecco, quest’abitudine non è più, di fatto, soltanto a stelle e strisce. Anche le più importanti pizzerie italiane, a eccezione di Da Michele e poche altre, offrono una proposta di ingredienti ampia e anche non convenzionale. E non stiamo parlando soltanto della wurstel e patatine tanto amata dai bambini…
La pizza, com’è noto, è stata portata negli Usa dagli italiani, emigrati dall’altra parte dell’oceano a caccia di fortuna. La prima licenza per una pizzeria risale al 1905 e venne concessa a tale Gennaro Lombardi per il suo negozio di alimentari su Spring Street, a New York. Da allora, la pizza si è diffusa in tutti gli Stati Uniti e, da una città all’altra, ha preso forme sempre diverse. Vediamo le principali:
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