Una vera e propria “rivolta sociale” contro gli influencer tradizionali che, nata su TikTok, si è estesa anche ad altre piattaforme. Chi sono e cosa fanno i de-influencer, le nuove star del web anti-consumo
Nell’era dei social media e del marketing digitale, quello degli influencer svetta tra i mestieri che più caratterizzano il terzo millennio, di cui probabilmente un giorno in futuro si leggerà nei libri (digitali?) di storia. Seguiti da milioni di followers, criticati e acclamati per lo stesso identico motivo: sono in grado di guidare il comportamento dei consumatori con i loro contenuti, il loro stile di vita e le loro opinioni.
Agli albori del 2023, tuttavia, data la continua evoluzione del panorama digitale e la conseguente scia di reazioni positive e negative nell’opinione pubblica, è emerso un nuovo fenomeno che si vuole opporre diametralmente alla mission dei sempre più numerosi influencer: quello dei de-influencer.
Con “de-influencer” si intende una categoria di creator che vuole stravolgere il modello dell’influencer sfidando attivamente lo status quo di notorietà con il fine di promuovere un consumo più etico e sostenibile. Oppure, spesso, con il fine di promuovere un vero e proprio anti-consumo.
A differenza dell’influencer, un de-influencer vuole convincere il pubblico a non acquistare determinati marchi e a non adottare certi stili di vita consumistici e inconsapevolmente dannosi per se stessi e per il pianeta. Questa nuova orda di creatori digitali vuole stimolare i follower alla riflessione, cercando così di mitigare l’acquisto d’impulso e invitando a non inciampare nelle trappole del marketing, soprattutto quelle tramate anche dai loro competitor etici: gli influencer. Queste nuove star del web infatti sottolineano spesso l’importanza dell’autenticità, della trasparenza e del pensiero critico, incoraggiando i propri follower a mettere in discussione le narrazioni presentate dai “colleghi” social di tendenza.
Questa vera e propria “rivolta social e sociale” sembra essere iniziata su TikTok tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, per poi diffondersi anche su altre piattaforme.
Oggi tale tendenza è in crescita e si concentra principalmente sui settori beauty, food, fashion e lifestyle, ossia quelli in cui il fenomeno degli influencer è più presente e affermato. Tra questi campi, per di più, si registrano due dei settori più inquinanti per il pianeta a livello di produzione di massa: l’industria tessile (e della moda) e l’industria alimentare, circa le quali le campagne sociali dei deinfluencer cercano di promuovere una certa responsabilità sociale e ambientale.
E così come negli ultimi anni l’ascesa degli influencer ha costituito un terreno fertile di grandi opportunità per le imprese, allo stesso modo si pensa che il successo dei nuovi creator porterà a conseguenze interessanti nel mondo del marketing digitale. Da un lato, costringerà le aziende a rivalutare le proprie strategie di influencer marketing, assicurandosi di dare priorità all’autenticità e alla trasparenza quando collaborano con i famosi content creator. Dall’altro lato, il fenomeno dei deinfluencer offre sicuramente ai marchi l’opportunità di coinvolgere un pubblico più attento e critico, coltivando quindi relazioni più forti e significative con i consumatori.
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