Questo metodo, ideato dall’atleta americano Jeff Galloway negli anni ’70, promette di rivoluzionare il modo in cui corriamo.
Il mondo della corsa è in continua evoluzione, alla ricerca di metodi e strategie che possano migliorare le prestazioni degli atleti e rendere l’attività fisica più piacevole per tutti. Tra le varie tecniche emerse negli ultimi decenni, una in particolare ha attirato l’attenzione sia dei principianti sia dei corridori più esperti: il Jeffing. Questo metodo, ideato dall’atleta americano Jeff Galloway negli anni ’70, promette di rivoluzionare il modo in cui corriamo.
L’origine del Jeffing
Il Jeffing prende il nome dal suo creatore, Jeff Galloway, un ex-atleta olimpico che ha dedicato gran parte della sua vita a insegnare e divulgare tecniche innovative nel campo della corsa. Il principio su cui si basa questo metodo è relativamente semplice ma efficace: alternare periodi di corsa a intervalli di camminata. Inizialmente pensato per aiutare i principianti ad avvicinarsi al mondo della corsa senza timore, il Jeffing si è rapidamente dimostrato utile anche per i runner più esperti.
Come funziona il metodo
La pratica del Jeffing consiste nel combinare brevi tratti di corsa (da uno a due minuti) con intervalli leggermente più lunghi dedicati alla camminata. Questo schema può variare in base al livello di allenamento dell’individuo ma parte solitamente da un totale consigliato di venti minuti alternati. Con il tempo, gli intervalli dedicati alla corsa possono essere progressivamente allungati mentre quelli destinati alla camminata possono essere ridotti. Ciò permette non solo una migliore gestione dello sforzo ma anche una riduzione significativa del rischio di dolori muscolari post-allenamento.
Benefici per la salute e la resistenza
Uno degli aspetti più interessanti del Jeffing è la sua capacità di migliorare complessivamente la salute dell’individuo grazie all’alternanza tra corsa e camminata che favorisce una migliore gestione dello sforzo fisico. Studi hanno dimostrato come questa tecnica possa effettivamente aumentare la resistenza generale dell’atleta permettendogli così di affrontare sfide sempre maggiori senza incremento significativo della fatica o del rischio lesioni.
Il confronto con altre tecniche: Fartlek Svedese
Sebbene simile nella filosofia al Fartlek svedese – un altro popolare metodo d’allenamento che prevede variazioni spontanee nella velocità durante la corsa – il Jeffing pone maggiore enfasi sulla resistenza piuttosto che sulla velocità pura. Questo lo rende particolarmente adatto non solo ai neofiti desiderosi di migliorarsi gradualmente ma anche agli atleti esperti focalizzati sul potenziamento della loro capacità aerobica a lungo termine.
Un ulteriore vantaggio offerto dal metodo Galloway è legato alla componente psicologica dello sport: moltissimi corridori soffrono infatti d’ansia prima delle gara o temono i lunghi allenamenti necessari per prepararsi adeguatamente alle competizioni più impegnative come le maratone. Grazie al suo approccio graduale ed equilibrato tra sforzo e recupero, il jeffing aiuta a ridurre notevolmente questi timori fornendo allo stesso tempo un sentimento rassicurante durante l’esercizio fisico.
Un successo confermato dalla scienza
La validità del jeffing non si basa soltanto sulle testimonianze aneddotiche dei suoi numerosissimi adepti ma trova conferma anche nella letteratura scientifica; uno studio pubblicato nel 2016 sul Journal of Science and Medicine ha infatti dimostrato come i corridori che seguono questo programma riescano a completare una maratona quasi alla stessa velocità dei colleghi che optano per allenamenti continui ma con meno dolore muscolare affaticamento post-gara significativamente inferiore.
In conclusione, attraversando diverse generazioni e evolvendo insieme alle esigenze degli atleti moderni il jeffing rimane uno strumento estremamente versatile ed efficace capace di rivoluzionare positivamente l’approccio alla corsa sia per chi muove i primi passi nell’universo running che per gli ultra maratoneti veterani.