Josh Cooley, così umani i robot di Transformers One

Josh Cooley e il ritorno con “Transformers One”

Il regista Josh Cooley, già acclamato per la sua direzione in “Toy Story 4“, che gli ha fruttato un Oscar, torna sul grande schermo con una nuova avventura cinematografica che promette di rivoluzionare il modo in cui percepiamo i robot. Il suo ultimo lavoro, “Transformers One“, si presenta come un’opera che, pur essendo radicata in un franchise noto per le sue epiche battaglie tra macchine giganti, esplora con sorprendente delicatezza la condizione umana attraverso i suoi personaggi metallici.

L’infanzia e l’influenza dei Transformers

Cooley, nato nel 1979, ha avuto un primo approccio significativo con i Transformers durante la sua infanzia, periodo in cui il celebre cartone animato ha catturato l’immaginario di intere generazioni. Parlando durante una conferenza stampa a Los Angeles, il regista ha condiviso come questo progetto lo abbia riportato alle origini del suo amore per la narrazione: “Sono cresciuto con quel cartone. Sapevo che dovevo partire da lì“.

Un nuovo approccio ai personaggi iconici

Transformers One” rappresenta il primo lungometraggio animato dedicato a questi iconici robot della Hasbro in quasi quattro decenni. Il film esplora le origini dell’ostilità tra i due noti personaggi, Optimus Prime e Megatron, che all’inizio della storia sono semplici robot di basso rango conosciuti rispettivamente come Orion Pax e D-16. Inizialmente amici, la loro storia prende una piega tragica man mano che si sviluppano le tensioni con gli Elite Transformers che dominano la loro società.

L’esperienza Pixar e l’impatto su Transformers

Al di là delle spettacolari sequenze d’azione e dell’impeccabile animazione in computer grafica, il film brilla per i suoi dialoghi spiritosi, personaggi sfaccettati ed emozioni autentiche, che richiamano lo stile narrativo dei film Pixar. Cooley, infatti, ha trascorso gran parte della sua carriera in Pixar, contribuendo a progetti come “Gli Incredibili“, “Up” e “Inside Out“. “Per tutta la mia carriera ho lavorato lì. Imbevuto di quella prospettiva, ho messo il mio sapere e la mia esperienza in questo progetto“, ha affermato Cooley.

L’influenza di “Toy Story” e la sfida dei Transformers

Il regista sottolinea come il suo lavoro sui Transformers sia stato influenzato dalle sfide tecniche e narrative incontrate dirigendo “Toy Story“. “Con ‘Toy Story’, dovevamo far percepire le cose più piccole; con i Transformers, invece, volevamo che tutto sembrasse molto più grande“, ha spiegato Cooley. La scelta di non includere esseri umani nel film ha aggiunto un ulteriore livello di sfida e di fascino nel rappresentare questi giganti meccanici.

La profondità emotiva e la scrittura

Eric Pearson, Andrew Barrer e Gabriel Ferrari, gli sceneggiatori di “Transformers One“, hanno fatto un lavoro eccellente nel rendere questi robot antropomorfi comprensibili e accessibili anche a chi non ha familiarità con il franchise. La profondità emotiva e la complessità dei personaggi emergono chiaramente, rendendo il film un’esperienza coinvolgente per un pubblico vasto.

Il messaggio universale di unità

L’elemento decisivo che ha spinto Cooley a dirigere questo film è stata la complessa relazione tra Optimus Prime e Megatron. “È stato divertente scompigliare le aspettative dei fan che li conoscono come nemici e dar loro profondità“, ha detto Cooley. “Transformers One” non è solo un prequel; è un promemoria che, nonostante le nostre differenze, siamo tutti connessi: “Non importa quale sia la tua storia, da dove vieni e dove vuoi andare. In fin dei conti siamo tutti uguali, siamo tutti umani“, conclude il regista, sottolineando un messaggio di unità e comprensione universale che trascende la narrativa dei semplici film d’azione.

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