Le acque americane, dolci e salate, si stanno popolando di animali pericolosi per i bagnanti e altre specie marine. Vediamo chi sono e cosa sta succedendo
Dimenticate gli squali, o meglio sappiate che ora in mare il pericolo non è dato più solo da questo grande predatore. Almeno per quel che riguarda le acque antistanti la costa califoniana.
In queste settimane, infatti, le autorità di Orange County hanno lanciato l’allarme per la presenza dei leoni marini, comunemente definite “foche dalle grandi orecchie”, che hanno iniziato ad attaccare le persone. La richiesta di prudenza, da parte della polizia californiana è arrivata sotto forma di volantini distribuiti per le spiagge, soprattutto in vista della giornata dell’Indipendenza, il 4 luglio, festa nazionale per gli Stati Uniti, quando molti più bagnanti si riverseranno sulle spiagge.
I leoni marini non sono soliti attaccare gli uomini, non sono però neppure improvvisamente impazziti. Il problema sarebbe legato all’inquinamento ambientale: un’alga tossica sta avvelenando le foche causando in loro in comportamento straordinariamente aggressivo. Così, nell’ultima settimana almeno una ventina di persone sono state morse da leoni marini, di solito animali innocui.
L’avvelenamento è legato all’emissione di acido domoico, una neurotossina emessa dalle alghe e che, assunta per via alimentare, provoca la morte di leoni marini, ma anche di capodogli e delfini. Secondo gli esperti, questo fenomeno avrebbe provocato la pazzia nelle foche, rendendole più aggressive, fino alla loro morte. E l’inquinamento delle alghe sarebbe legato, tra gli altri fattori, al cambiamento climatico: il riscaldamento delle acque, infatti, facilita la dispersione delle neurotossine.
Il portavoce del Marine Mammal Center, Giancarlo Rulli, ha dichiarato all’agenzia stampa Usa Axios che i leoni marini possono mostrare una varietà di comportamenti quando sono colpiti da avvelenamento da acido domoico. Tra questi ci sarebbero “letargia, disorientamento, comportamenti imprevedibili e/o aggressivi“. Il consiglio è di mantenersi a “una distanza di sicurezza di almeno 50 metri da qualsiasi leone marino, che sia affetto o meno dalla malattia“.
L’altro pericolo, sempre nelle acque statunitensi, riguarda al momento solo i pesci. Nello specifico, nella regione dei Grandi Laghi, tra il Nord degli Stati Uniti e il Canada, il “pesce vampiro” è tornato a infestare le acque dolci della zona. Si tratta della lampreda di mare: bocca tonda e tanti piccoli denti affilati.
Le sue caratteristiche sono simili a quelle del piranha e infatti anche il pesce vampiro si nutre voracemente come l’altra specie. Ed è di fatto un pesce parassita. Si attacca, infatti, alle teste di trote e salmoni e succhia via i liquidi vitali. Secondo gli esperti, questi predatori, dalla forma di anguille lunghi più di un metro, nel corso degli anni sono passati dall’oceano Atlantico ai Grandi Laghi, dove da tempo stanno mettendo a rischio anche l’intero settore della pesca.
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