Le varie spedizioni non hanno portato a risposte definitive, ora ne è iniziata un’altra che vuole mettere la parola fine a questo mistero. Ecco la storia di Nessie, il mostro di Loch Ness
Era il 2 maggio del 1933, quando venne riportato per la prima volta un presunto avvistamento, in tempi moderni, di quello che sarebbe passato alla storia con lo pseudonimo de “il mostro del lago di Loch Ness”, soprannominato Nessie. Da quel giorno è andata sempre più alimentandosi la leggenda secondo la quale nelle profondità di quelle cupe acque, vivrebbe una creatura misteriosa, gigantesca e leggendaria. Formato dall’unione di più corsi d’acqua, Loch Ness si estende per 23 miglia a Sud della città di Inverness. Sebbene non sia uno dei laghi più vasti di Scozia, si tratta del maggiore per volume e contiene più acqua dolce di tutti i bacini di Inghilterra e Galles messi insieme.
A continuare ad affascinare e ad alimentare il mistero e la leggenda di Nessie sono soprattutto i suoi fondali avvolti dall’oscurità, tanto che gli studi sul lago superano perfino quelli condotti su alcune storiche istituzioni britanniche come Buckingham Palace, facendo di questo posto una vera attrazione turistica tra le più visitate dell’intero Regno Unito. L’alone di mistero e leggenda che da quasi 18 secoli circonda il celebre lago scozzese, come anche il leggendario mostro che si nasconderebbe e nuoterebbe nelle sue acque, è intramontabile e ancora oggi affascina tantissime persone.
Qualche anno fa, però, una spedizione scientifica ha cercato di porre la parola fine alla leggenda, andando davvero alla ricerca di questa presenza misteriosa. I ricercatori dell’università neozelandese di Otago hanno pensato di raccogliere l’acqua del bacino scozzese a tre profondità diverse per poi analizzarle impiegando il metodo del Dna ambientale, che consiste nell’analisi delle minuscole tracce lasciate in acqua da qualunque organismo viva nel lago. In questo esperimento unico condotto sul lago, gli studiosi sono andati alla ricerca di eventuali analogie con la presenza di un enorme rettile marino ormai estinto, come quello teorizzato dalla cosiddetta ipotesi Giurassica. Il risultato dello studio, però, ha parlato chiaro e non ha avuto i risultati che in molto speravano: nessun plesiosauro del Giurassico, né squali, storioni o pesci gatto giganti sono presenti nel lago. Il celebre, quanto elusivo, mostro di Loch Ness potrebbe essere in realtà un’anguilla gigante.
Tuttavia, il Dna delle anguille europee presenta però un altro problema, dal momento che questa specie di solito non supera il metro e mezzo di dimensioni, mentre secondo chi avrebbe visto Nessie, le sue dimensioni sarebbero state ben maggiori. I dati raccolti in questo studio non mostrano ovviamente le dimensioni delle anguille nel lago, ma va tenuto presente che nel 1865 fu avvistato nel lago di Leurbost un serpente marino gigante, simile ad un’anguilla. Analizzando il Dna prelevato dai campioni d’acqua di Loch Ness, gli studiosi hanno trovato tracce di numerose specie: 11 di pesci, tre di anfibi, 22 di uccelli e 19 di mammiferi. Non è mancata qualche sorpresa: è emersa infatti una grande diversità di microorganismi, prima sconosciuti, tra cui alcuni che di solito vivono in acque salate, mentre altri devono ancora essere identificati. Mistero risolto dunque? Non si direbbe proprio: “Loch Ness – hanno spiegato i ricercatori – è immenso e i segnali del Dna nell’acqua si dissolvono rapidamente. C’è la possibilità che i campionamenti siano stati fatti nel posto sbagliato nel momento sbagliato o che il metodo utilizzato non possa rilevare Nessie perché la sua sequenza di Dna non coincide con nessuna di quelle presenti nel database”. La scienza non ha messo, dunque, la parola fine alla leggenda, perciò per gli appassionati di Nessie c’è ancora speranza.
Dal 26 agosto, invece, partirà una delle più grandi campagne di ricerca di sempre, la quale cercherà di dare una risposta definitiva a questo mistero.
Organizzato dal rinnovato Centro di Loch Ness, volontari da tutto il mondo parteciperanno di persona e online a quello che si ritiene sia la più grande ricerca degli ultimi 50 anni, con l’obiettivo di trovate interruzioni nell’acqua ed eventuali movimenti inspiegabili per un periodo di due giorni.
In collaborazione con il gruppo di ricerca volontario Loch Ness Exploration, la caccia arruolerà apparecchiature di rilevamento che non sono mai state utilizzate prima su Loch Ness, inclusi droni per produrre immagini termiche dell’acqua dall’aria utilizzando telecamere a infrarossi, nonché un idrofono per rilevare segnali acustici sotto la superficie.
Questa ricerca, promette di dare una risposta definitiva alla leggenda che circonda questo fantastico lago.
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