La verità del genitore di Mahmood: dopo il divorzio dalla madre, il padre l’ha sempre seguito. “Vorrei riallacciare i rapporti con lui”
Ahmed Mahmoud, padre di Mahmood, nome d’arte di Alessandro Mahmoud, il cantautore cresciuto nel quartiere popolare del Gratosoglio a Milano e che ha conquistato il Festival di Sanremo prima nel 2018 nella categoria Giovani con Gioventù bruciata e poi nella categoria Campioni per due volte, sia con Soldi nel 2019 e Brividi con Blanco nel 2022, racconta la sua verità sul difficile rapporto con il figlio, il cantautore Mahmood, al quotidiano Il Giorno e confessa “I suoi brani mi fanno male, io non l’ho mai abbandonato. Basta falsità. Adesso cambi il cognome”.
Ahmed oggi ha 63 anni ed è arrivato in Italia dall’Egitto quasi 40 anni fa. Adesso vive con la sua quarta moglie e la figlia in una casa popolare del quartiere Corvetto, periferia sud di Milano e lavora in un bar: “Tutti i genitori desiderano che i propri figli siano migliori di loro – prosegue – che li superino. Io sono felice per mio figlio e per il suo successo. Però mi fa star male sentire da lui che l’ho abbandonato. Il messaggio che passa è quello di un padre che un giorno è sparito nel nulla, lasciandolo solo quando era un bambino e uscendo dalla sua vita. Invece sono stato presente anche dopo la separazione con la mamma”.
Il padre del cantante di Soldi ammette le sue colpe, ma sottolinea che “sono andato via di casa quando lui era piccolo, è vero, perché era finito il matrimonio con sua madre. Succede in tante famiglie. È vero che mi sono rifatto una vita ma non ho mai abbandonato Alessandro: ci sono foto di noi due al parco, in momenti di vacanza, in diverse occasioni, anche in Egitto… L’ultima volta ci siamo sentiti via messaggio più di un anno fa, ma sempre superficialmente”.
Alla domanda se avesse mai pensato che Alessandro sentisse la sua mancanza, ha risposto che “non aveva mai percepito un malessere” e che l’ha scoperto dalle sue canzoni.
Un esempio? Gioventù Bruciata, che gli valse la vincita al Sanremo Giovani 2018, è ricca di riferimenti verso il padre, come “la sfinge vista a 8 anni. Ridevi ma mi hanno detto che a volte ridere è come fingere” o ancora “ricordo bene quando mi dicesti resto”.
Alla domanda su che cosa avesse pensato quando l’ha sentita, Ahmed ammette di aver sofferto, come anche quando ha ascoltato Soldi: “Non è vero che pensavo solo ai soldi, anzi. Come se fossi interessato solo alle cose materiali. Io ho sempre voluto parlare con mio figlio e mi ritengo un uomo dalla mentalità aperta: da musulmano ho accettato tutti i riti cattolici nella mia prima famiglia. Sono stato ricoverato in ospedale per una brutta malattia, prima all’ospedale San Paolo e poi in Egitto durante il periodo Covid. Alessandro lo sapeva, gli ho chiesto di venirmi a trovare ma non è mai venuto. Io ci sono rimasto male. L’ultima volta ci siamo sentiti via messaggio più di un anno fa, ma sempre superficialmente”.
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