Si spegne a Parigi l’autore de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, uno dei romanzi più rappresentativi del secolo scorso. Scopriamo a cosa deve il suo successo intramontabile l’opera che ha consacrato Milan Kundera
È morto a Parigi, all’età di 94 anni, lo scrittore Milan Kundera, prolifico autore di romanzi, poesie, saggi e spettacoli teatrali. A dare notizia della scomparsa è stata l’emittente Ceska televize, principale rete televisiva della Repubblica Ceca, la patria natale di Kundera.
Il rinomato autore è considerabile uno dei letterati più importanti del Novecento. Tutte le sue opere, raccolte in due volumi nella “Bibliothèque de la Pléiade”, vennero persino inserite prima della sua morte nella prestigiosa collana francese Gallimard, dove raramente vengono ammessi autori viventi.
«Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l’amore) dall’altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza», scriveva nella sua opera più conosciuta: L’insostenibile leggerezza dell’essere, un libro che raccontava con straordinaria semplicità le difficoltà e i trabocchetti del sentimento più antico del mondo.
L’opera, che ancora oggi costituisce un longseller – un libro che negli non smette mai di essere acquistato – venne scritta da Milan Kundera nel 1982 e pubblicato per la prima volta in Francia due anni dopo, quando cominciò subitamente ad esercitare un fascino magnetico su lettori e lettrici. Oltre all’ingrediente imprescindibile dell’amore, il romanzo intreccia anche questioni sociali e politiche salienti del secolo scorso, come ad esempio il fallimento della Primavera di Praga e le sue aspre conseguenze sul piano sia collettivo che personale e quotidiano, diventando così un manifesto generazionale. Il libro dello scrittore è una riflessione tanto introspettiva quanto condivisa che racconta delle aspirazioni personali e delle pulsioni più intime, che non riescono mai a liberarsi fino in fondo dai condizionamenti esteriori – soprattutto sociali e politici, per l’appunto – che li frustrano.
Uno dei motivi per cui il libro ha avuto un successo decennale, che probabilmente non conoscerà tramonto nemmeno in futuro, è il forte coinvolgimento del lettore nella scrittura di Kundera. È come se, a righe alterne, da un lato l’autore raccontasse le sue vicende ed esprimesse le sue opinioni, e dall’altro, negli spazi bianchi tra una riga e l’altra, il testimone passasse direttamente nelle mani di chi legge, tramite una presenza densissima di domande lasciate aperte dallo scrittore, proprio con il fine di coinvolgere un punto di vista e un flusso di coscienza diversi dal suo.
I personaggi principali de L’insostenibile leggerezza dell’essere sono Tereza e Tomáš, e rappresentano fin dall’inizio della loro storia d’amore due punti di vista diametralmente opposti, anche questo allo scopo di interrogare il lettore circa i modi più disparati per “essere” e vivere in questo mondo.
Tomáš è un neurochirurgo affermato che dopo il divorzio non ha intenzione di legarsi nuovamente e frequenta innumerevoli partner sessuali con “leggerezza”, al contrario, Tereza, cameriera e aspirante fotografa, desidera un un compagno di vita che colga la sua unicità, pur avvertendo il “peso” di questo vincolo.
Questi modi diversi di vivere la relazione, sulla carta incompatibili, nella storia trovano invece compromessi, punti di contatto, ma anche frizioni e allontanamenti, in una dinamica che è a sua volta piena di contraddizioni. In questo modo emerge tutta la complessità che può celarsi dietro al sentimento amoroso, ma lo fa con una chiarezza e una capacità analitica sbalorditive, le stesse che hanno consacrato Kundera con il titolo di una delle penne più straordinarie del Novecento.
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