Ha un nome lunghissimo e scoraggiante la paura legata all’insicurezza di pronunciare parole con molte sillabe. Ecco i sintomi e gli effetti della sesquipedalofobia
Quando una situazione, un oggetto o un animale hanno un effetto spaventoso tanto da provocare reazioni fisiche e psicologiche intense, siamo davanti a una fobia. A differenza della paura, che è per definizione un’emozione transitoria e tendenzialmente fondata (almeno in parte), una fobia distorce la percezione del pericolo che, spesso, non è realmente minaccioso.
Sono molte le fobie diffuse e conosciute (tra cui, le prime l’aracnofobia per quanto riguarda i ragni o l’agorafobia, come la paura degli spazi affollati), ma questo articolo è dedicato ad una particolare, quasi poco credibile, ma che esiste: la paura delle parole lunghe.
Che cos’è la hippopotomonstrosesquipedaliofobia?
Sembra ironico, ma esiste davvero tale fobia, e il suo nome è scoraggiante per qualsiasi persona ne possa vagamente soffrire, perché nella sua forma corretta sarebbe: hipopotomonstrosesquipedaliofobia. Si potrebbe pensare che “c’è qualcuno che lo fa apposta”, ma prima di trarre conclusioni diamo uno sguardo al dizionario.
La parola hippopotomonstrosesquipedaliofobia viene dal greco ed etimologicamente sta a indicare la sensazione di “paurosa grandezza” evocata dall’immagine di un grande e mostruoso ippopotamo nel fiume. Però, per chiarire ulteriormente il nome infinito della fobia delle parole lunghe, si può analizzare la semplificazione della parola, ovvero sesquipedalofobia (o sesquipedaliofobia). In questo caso, la radice della parola utilizzata per descrivere la paura delle parole lunghe (in modo leggermente più semplice), è latina e letteralmente significa “lungo un piede e mezzo”.
Possiamo dunque comprendere il motivo per cui la paura delle parole lunghe (dunque anche la paura o incapacità di pronunciare le stesse) abbia assunto questo nome, tanto complicato quanto il suo significato etimologico.
Sintomi ed effetti della fobia
Dato che il linguaggio e la conversazione sono due ingredienti più che quotidiani e indispensabili, la sesquipedalofobia può impattare notevolmente sulla vita della persona che ne soffre, incidendo sulle relazioni e su altri aspetti quotidiani, come il lavoro.
Come per tutte le fobie specifiche, questa può facilmente trarre origine da un evento traumatico, ma può anche essere l’effetto secondario di altre condizioni, come il disturbo d’ansia sociale o i disturbi specifici dell’apprendimento.
Quello che si prova è generalmente un profondo imbarazzo provato per non essere riusciti a pronunciare correttamente una parola con tante sillabe. E la spiacevole sensazione che la persona può conservare di una simile esperienza, può provocare:
- la paura del giudizio altrui;
- un forte senso di vergogna;
- la paura di essere rifiutati e derisi.
In termini psicologici, l’hipopotomonstrosesquipedaliofobia può provocare anche evitamento (ovvero il tentativo di evitare la situazione in cui si può incorrere nell’oggetto fobico), rimuginio, attacchi d’ansia.
I sintomi fisici di chi ha la fobia delle parole lunghe sono comuni a quelle di altre fobie, e tra questi i più diffusi sono:
- tachicardia;
- nausea;
- palpitazioni;
- vertigini;
- sudorazione.
Tante le fobie legate alle parole
Ovviamente questa fobia, come tante altre, si può contrastare allo scopo di migliorare il rapporto con l’oggetto della paura, e quindi con noi stessi e con gli altri. Sono diversi i modi, ma un percorso psicologico ricco di esercizi può essere la via più breve per sentirsi meglio di fronte alle parole con tante sillabe.
Inoltre, questa fobia non è l’unica che ruota intorno al mondo delle parole e alla loro pronuncia. Alla fobia delle parole, che si può indicare genericamente logofobia, si affiancano anche:
- la glossofobia, ovvero la paura di parlare in pubblico;
- la grafofobia, la paura di scrivere;
- la aibofobia, cioè la presunta paura dei palindromi – la cui definizione stessa è un palindromo. Curioso o brutale?