I social hanno cambiato il mondo. Hanno senza dubbio i loro lati positivi, ma possono diventare una vera e propria malattia che dobbiamo saper riconoscere
Gli smartphone sono ormai una propaggine del nostro corpo e siamo sempre interconnessi. Ormai tramite app e tramite social si fa qualsiasi cosa. Dai rapporti personali, di amicizia, quelli sentimentali, abbiamo sostituito i contatti ai followers. Attenzione, però, a volte si esagera e tutto può diventare una vera e propria patologia. Ecco come riconoscerla.
Sono quasi quattro miliardi i cittadini del mondo che utilizzano i social network. Un numero enorme.Da quelli generalisti (si pensi a Facebook o Instagram) alle app e social più specifiche, dedicate per esempio agli incontri, come Tinder.Le persone (e non solo i giovani, come si potrebbe pensare) trascorrono sempre più tempo sui social. Si stima circa 142 minuti al giorno. Quasi due ore e mezzo, quindi. Una tempistica che deve far riflettere.
Sempre più persone iniziano a essere letteralmente “malati di social”. La dipendenza da social network è infatti qualcosa di sempre più diffuso, anche se spesso chi ne è affetto non è in grado di riconoscerla. Ma è così: si crea, di fatto, una barriera con la realtà, i contatti umani diventano solo virtuali, followers appunto. Anche fare qualcosa diventa importante solo per poterlo pubblicare sui social e così si perde il gusto di vivere il momento e si sottrae tempo (materiale ed emotivo) agli affetti, agli hobby e al lavoro.
Tutte tendenze in cui – chi più, chi meno – si può riconoscere. E, a proposito di riconoscimento, vi sono dei segnali che indicano che si sta esagerando, che l’uso dei social sta diventando o è diventato abuso. Quando pensiamo troppo ai social e temiamo di essere tagliati fuori, allora significa che c’è qualcosa che no va.
Sentiamo l’urgenza di rimanere connessi. Quando non abbiamo una buona connessione (può capitare) ci sentiamo persi. Si sente un bisogno compulsivo di raccontare tutto sui social e ci si sente inutili se quel racconto, quella foto, quella pubblicazione non ottengono il numero di like che pensavamo.
Nel controllo compulsivo della realtà online, peraltro, spicca anche la necessità di dover frequentemente controllare spesso cosa pubblicano i nostri contatti. E così, si vive una compromissione tra vita reale e vita sui social, con i nostri rapporti reali che vengono influenzati da quelli virtuali (la presenza o meno di un like a un post, per citare un solo esempio).
Quello che è bene sottolineare è che siamo di fronte a una vera e propria malattia, come l’abuso di alcolici o di droghe. Ma anche come la dipendenza dal gioco d’azzardo. Riconoscere il problema è il primo passo per risolverlo, provando a farlo da soli, con grande forza di volontà, ma anche affidandosi a esperti, che possano guidare in un percorso terapeutico.
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