Dalle carte da gioco francesi a quelle napoletane, che cosa rappresentano i vari semi che compongono ogni mazzo? Andiamo alla scoperta della storia e del significato di questi simboli entrati ormai nella cultura popolare
Cuori, quadri, fiori, picche. Basta elencare queste quattro parole per far pensare subito a un mazzo di carte da gioco.
Parliamo infatti dei quattro semi che siamo ormai abituati a vedere stampati su quei rettangoli di carta con i quali è possibile trascorrere svariate ore a sfidarsi a vari giochi.
Dalla briscola al burraco, dalla scopa al poker, di passatempo con le carte ne esistono una moltitudine, ognuno con le proprie regole e caratteristiche.
A restare invariati sono però i quattro semi delle carte. Ne conoscete il significato?
Carte da gioco: l’evoluzione dei semi
Le carte da gioco hanno una lunga storia e la loro origine non è per nulla chiara.
Un’ipotesi avvalorata da diversi studiosi è che le carte da gioco siano state inventate in Cina intorno all’anno 800, durante la dinastia Tang.
Parliamo di carte abbastanza diverse da quelle che siamo abituati a maneggiare oggi, sia per quanto riguarda la forma vera e propria che per i semi rappresentati.
Esse si sarebbero poi diffuse in Asia, raggiungendo in seguito anche l’Europa, proprio attraverso il mondo arabo.
Le carte da gioco avrebbero fatto la propria comparsa sia in Spagna che in Italia nel corso del XIV secolo, diffondendosi poi rapidamente nel resto d’Europa.
Quattro i semi principali: coppe, denari, bastoni e spade.
Questi i simboli che, fino al XV secolo, parrebbero essere stati i più diffusi sulle carte da gioco europee.
Si tratta dei quattro semi che ancora oggi contraddistinguono le carte napoletane, le quali si differenziano nettamente da quelle francesi usate molto più spesso nel resto dello Stivale.
Va infatti sottolineato come, nel corso dei secoli, i semi delle carte da gioco importate dagli arabi in Europa abbiano subito varie modifiche, lasciandosi influenzare dalle diverse culture presenti nel continente.
Le carte che hanno goduto di maggior successo sono state senza alcun dubbio quelle francesi, dove i semi sono stati modificati in: cuori, quadri, fiori e picche.
Esattamente i quattro simboli che tutti siamo soliti associare oggi alle carte da gioco classiche, quelle usate a livello internazionale.
Ma perché vennero scelti proprio questi quattro simboli?
Molto probabilmente fu fatto per una questione di comodità e praticità, dal momento che i cuori, i quadri, i fiori e le picche sono quattro disegni stilizzati molto semplici da replicare.
Si tratta, inoltre, di quattro simboli che possono essere disegnati anche su delle superfici abbastanza ridotte, riuscendo comunque a essere distinti con facilità gli uni dagli altri.
Le carte da gioco hanno infatti sempre mantenuto una dimensione abbastanza piccola, così da poter essere maneggiate più facilmente, e il fatto che i quattro semi non necessitino di un ampio spazio per essere disegnati è sicuramente un plus.
Discorso diverso per le figure del fante, della regina, del re e del jolly (o joker, ndr), le quali sono sicuramente più complesse e richiedono superfici più ampie sulle quali essere impresse.
Le carte da gioco napoletane: ritorno alle origini
Se la carta del jolly richiama gli Stati Uniti d’America, dove sarebbe stata inventata, quella del fante, quella della regina e quella del re sarebbero invece da ricondurre ancora una volta al mondo arabo.
Osservando un mazzo di carte è infatti possibile notare come queste tre figure richiamino nella loro forma dei tratti orientali, con vesti e colori che si ricollegano proprio a una cultura differente da quella occidentale.
Queste non sono però le uniche immagini complesse che si possono ritrovare su delle carte da gioco.
Se prendiamo tra le mani un mazzo di carte napoletane, è impossibile infatti non notare come i classici semi francesi scompaiano a favore di simboli ben più strutturati.
Parliamo ovviamente delle coppe, spade, denari e bastoni. Oggetti già citati nel paragrafo precedente.
Tradizione vorrebbe che questi quattro simboli abbiano una derivazione medievale, periodo storico in cui si sarebbero affermare, come richiamo alle diverse classi sociali dell’epoca.
Le coppe rappresenterebbero infatti il clero, le spade richiamerebbero l’esercito, i denari si legherebbero alla classe borghese e i bastoni a quella contadina.
Si tratta quindi di quattro immagini allegoriche, utili a riportare su carta quattro sfere sociali ben distinte tra loro.
Dai più poveri ai più ricchi, dagli uomini d’armi a quelli di chiesa.
Non solo. Stando alle credenze popolari, ognuno di questi quattro simboli avrebbe anche un ulteriore significato.
Il seme delle coppe (cuori, ndr) sarebbe da associare all’intelletto e all’estasi dionisiaca regalata dal vino.
Quello delle spade (picche, ndr) rappresenterebbe, invece, l’unione dei princìpi maschili e femminili, oltre che un richiamo ad alcuni significati religiosi (la spada ricorda nella forma la croce di Gesù, ndr).
Il seme dei denari (quadri, ndr) sarebbe da ricollegare ai significati di spiritualità, ricchezza e abbondanza.
Per finire, il seme dei bastoni (fiori, ndr) richiamerebbe la potenza maschile, la forza di comando, oltre che il concetto di fertilità.
Ma non è tutto. Secondo alcune tradizioni, le carte di coppe sarebbero da associare alla fede e all’ubriachezza, quelle di spade alla giustizia e alla violenza, quelle di denari alla carità e all’usura e quelle di bastoni alla solidità morale e alla forza bruta.
Ognuno dei quattro semi è quindi collegato ad altrettante virtù e ad altrettanti vizi.
Coppe, spade, denari e bastoni. Cuori, quadri, fiori e picche.
Che si utilizzino le carte da gioco napoletane o quelle francesi, i quattro semi restano ancora oggi il marchio distintivo di ogni mazzo.
Quattro simboli che si ricollegano, ognuno a proprio modo, a un passato lontano e a tradizioni e culture molto differenti tra loro, a dimostrazione di quanto le carte da gioco possiedano un vissuto profondo e che le ha viste mutare nel tempo.
Dalla Cina al mondo arabo, fino all’Europa. Un viaggio che possiamo ripercorrere ancora oggi tra simboli e disegni più o meno elaborati.