Spam, la posta sgradita: da dove arriva il termine?

Originariamente “Spam” era il nome di un marchio di carne in scatola, ma come si è legata al concetto di email indesiderata?

Le tecnologie hanno condizionato i nostri comportamenti con la condivisione sociale di ogni momento della nostra vita. Uno smartphone passa parte del suo tempo non a telefonare ma a riprendere pietanze appena servite nel piatto, tramutandosi nel più efficace complice di quel contagio che ha determinato la diffusione del “food porn”, ovvero della pornografia gastronomica che spesso affligge chi ne è dipendente con ritmi compulsivi.

Il nostro stare connessi senza soluzione di continuità si riverbera anche a tavola. Ma si può immaginare un flusso rovescio? Eccome. A cominciare dalle questioni etimologiche e dalla terminologia che vengono da contesti non tecnici e si sono radicati nello slang dei cybernauti e della gente comune.

I neologismi prendono vita dai più diversi inneschi. Se Internet ha modificato il nostro modo di parlare, anche cose quotidiane ed eventi più particolari hanno imprevedibilmente etichettato i fenomeni della Rete.

La nascita della parola spam per indicare qualcosa di sgradito

Il caso più significativo è certo quello della parola spam che ogni giorno adoperiamo per individuare la corrispondenza indesiderata, quella che riempie le nostre caselle di posta elettronica con messaggi di più vario genere che hanno in comune obiettivi promozionali o veicolano micidiali infezioni virali.

Spam, il prosciutto speziato da cui deriva la parola "spam" utilizzata per indicare qualcosa di sgradevole
Spam, il prosciutto speziato da cui deriva la parola “spam” utilizzata per indicare qualcosa di sgradevole – Unsplash @ Hannes Johnson – Socialboost.it

 

La prima reazione nei confronti dello spam è di semplice fastidio, come potrebbe suscitare un volantino pubblicitario nella cassetta della posta. Notare una e-mail, aprirla con curiosità e poi capire che è inutile, ci delude e ci fa perdere qualche minuto. Se accade ogni giorno, dovremo cancellare in continuazione per mantenere pulita la nostra casella.

In ambito lavorativo la noia dello spam è più rilevante perché per controllare e cancellare il dipendente perderà tempo lavorativo prezioso, eliminando potenzialmente e per errore un’email importante.

A livello di sistema lo spam causa ancora più problemi poiché intasa il traffico dei provider. Anche pensando alle caselle “semplici”, ricordiamo che per noi inviare un’e-mail è gratuito, ma il provider consuma risorse e soldi.

E tutto questo spam richiede anche maggiore manutenzione! Sommando l’impatto di questi problemi, qualche anno fa si sono stimati 55 milioni di dollari di danni da eccessivo spam.

Ma soprattutto, lo spam costituisce un grande rischio per la sicurezza. Non esiste più solo lo spam “innocuo”, pubblicitario. Col tempo si sono diffuse e-mail fraudolente e pericolose, che puntano a inserire virus nei dispositivi, o a sottrarre informazioni personali sensibili. Esistono fenomeni come phishing e spoofing, che vanno conosciuti bene per essere evitati.

Il termine ha acquisito l’accezione di roba indesiderata a partire dagli anni ’70 grazie a uno sketch del gruppo comico inglese Monty Python’s Flying Circus, andando in onda proprio il 15 dicembre 1970 sulla BBC.

Se tutti sono pronti a dire di sapere a cosa corrisponde la parola spam, pochi sono in grado di spiegare perché sia stato scelto proprio quel vocabolo per identificare le sgradevoli mail che costringono a ripetute operazioni di cancellazione e di successivo svuotamento della cartella posta eliminata.

A differenza di quanto si possa pensare, questa parola non nasce da alcun concetto legato al mondo dell’informatica: Spam è il marchio di una carne in scatola prodotta dall’azienda statunitense Hormel Food Corporation a partire dal 1937, diventata popolare soprattuto dopo l’utilizzo nel rancio dei soldati statunitensi durante la seconda guerra mondiale. Il nome sarebbe una contrazione di spiced ham, ovvero prosciutto speziato.

Nello sketch i protagonisti si trovano all’interno di una locanda: la cameriera elenca le pietanze di un particolare menù tutto a base di carne Spam. La donna tra i due avventori dice di non gradire la carne spam, ma chi deve prendere l’ordine insiste nel suggerirne la presenza nelle più bizzarre mescolanze con uova, salsicce e pancetta. Lo sketch prosegue con un gruppo di personaggi vestiti da vichingi che ripetono servile la parola Spam.

Proprio il ferreo rifiuto della carne indesiderata ha fatto scattare la scelta di quel termine per classificare in maniera universale i detestabili messaggi sgraditi e soprattutto non richiesti.

Questa scenetta comica rappresenta la prima correlazione tra il concetto di indesiderato e la parola spam. Per trovare il primo utilizzo di questo termine in campo informatico si deve aspettare il 1994, quando due avvocati di Phoenix, in Arizona, assoldarono un programmatore per inviare un loro annuncio promozionale agli utenti di tutti i gruppi di discussione su USENET, una rete nata negli USA formata da migliaia di server interconnessi fra loro.

Gli stessi destinatari delle email etichettarono per la prima volta questi messaggi indesiderati come Spam, sottolineando la correlazione tra questo termine e il concetto di “fastidioso” espresso nello sketch del Monty Python’s Flying Circus.

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